Il glaucoma è una malattia del nervo ottico, il nervo che conduce lo stimolo visivo dall’occhio al cervello.
Nella maggior parte dei casi di glaucoma la pressione esistente all’interno dell’occhio (pressione intraoculare o IOP) aumenta, provocando un danno alle fibre nervose che compongono il nervo ottico. Il danno, che causa la progressiva perdita delle fibre nervose, avviene a livello della testa del nervo ottico. Questa struttura, denominata anche papilla ottica, è la prima parte del nervo compresa nello spessore della parete oculare. Le fibre nervose che la compongono, e i vasi capillari che irrorano le fibre stesse, vengono compressi dall’aumento della pressione all’interno dell’occhio.
Tuttavia alcuni individui sviluppano un glaucoma anche in presenza di una pressione intraoculare normale. Tale forma di glaucoma è definita Normal Tension Glaucoma. Al contrario, è possibile che altri individui possano tollerare pressioni intraoculari elevate senza sviluppare un glaucoma.
Nell’insorgenza del glaucoma ha dunque rilievo la suscettibilità del nervo ottico, che in alcuni casi può essere particolarmente sensibile anche a minime variazioni della pressione intraoculare.
Il danno delle fibre nervose, una volta instauratosi, è irreversibile. Esso provoca inizialmente la perdita della visione di piccole aree del campo visivo periferico (scotomi) mentre la visione centrale resta conservata. Successivamente, se il glaucoma non viene curato, il danno funzionale diventa più severo, risultando in una visione a tunnel. Nella fase terminale della malattia l’occhio può diventare cieco.
All’interno dell’occhio circola un fluido (umor acqueo) che mantiene un certo grado di pressione intraoculare necessario per conservare
la corretta forma dell’occhio. L’umor acqueo è prodotto da una struttura che si trova dietro la radice dell’iride (corpo ciliare).
Dopo essere passato attraverso la pupilla, l’umor acqueo raggiunge la parte anteriore dell’occhio (camera anteriore) ed esce dall’occhio
attraverso una sorta di reticolo (trabecolato), situato nella sede definita angolo irido-sclero-corneale. Attraversato il trabecolato,
l’umor acqueo viene raccolto all’interno di un canale di drenaggio (canale di Schlemm) che lo veicola nel sistema venoso dell’occhio.
Possiamo dunque immaginare l’occhio come un serbaioio nel quale il rubinetto (corpi ciliari) e lo scarico (trabecolato e canale di Schlemm)
sono sempre aperti per mantenere all’interno del serbatoio una costante quantità d’acqua. Se lo scarico viene ostruito l’apporto di acqua
risulterà eccessivo e la pressione nel serbatoio aumenterà.
Allo stesso modo nel glaucoma la pressione all’interno dell’occhio aumenta a causa di un ostacolo al deflusso dell’umor acqueo
Il glaucoma colpisce approssimativamente l’1-2% della popolazione. Il rischio di sviluppare il glaucoma aumenta con l’età. Infatti, mentre è infrequente sotto i 35 anni, è considerevolmente più frequente sopra i 75 anni d’età.
Il glaucoma è la seconda causa di cecità al mondo dopo la cataratta ma, poiché quest’ultima può essere risolta chirurgicamente, il glaucoma risulta essere la prima causa di cecità non reversibile.
Si calcola che circa la metà delle persone affette da glaucoma non ne siano a conoscenza dal momento che non effettuano visite oculistiche periodiche
Si riconoscono diversi tipi di glaucoma.
- Il glaucoma primario ad angolo aperto
- Il glaucoma a pressione normale (Normal Tension Glaucoma)
- Il glaucoma primario da chiusura d’angolo
- Il glaucoma secondario
- Il glaucoma congenito
Il glaucoma primario ad angolo aperto, detto anche glaucoma cronico semplice, è la più frequente forma di glaucoma. Colpisce circa l’1% della popolazione sopra
i 50 anni d’età e rappresenta l’80-90% di tutte le forme di glaucoma.
È una malattia cronica nella quale la pressione intraoculare aumenta perché le strutture anatomiche che lasciano uscire l’umor acqueo dall’occhio
(trabecolato e Canale di Schlemm) sono malfunzionanti. Infatti l’angolo irido-sclero-corneale, sede di queste strutture, non è ostruito ma rimane,
come dice il nome di questo glaucoma, aperto.
L’aumento cronico della pressione intraoculare provoca un danno progressivo ed irreversibile del nervo ottico. Esso si manifesta inizialmente con
la perdita della visione di piccole aree del campo visivo (scotomi) per progredire, se non curato, verso la cecità.
II glaucoma primario ad angolo aperto è raro prima dei 35 anni. Solitamente si manifesta dopo i 40 anni e la sua frequenza aumenta per coinvolgere
fino al 10% degli individui dopo i 75 anni. L’età dunque è un importante fattore di rischio.
Altri fattori che espongono al rischio di sviluppare un glaucoma ad angolo aperto sono la familiarità, cioè la presenza tra i consanguinei di
casi di glaucoma, l’origine etnica afro-caraibica, il diabete e la miopia.
La cornea sottile è considerata un fattore di rischio in quanto determina una sottostima nella misurazione dei valori di pressione intraoculare.
Il principale fattore di rischio rimane comunque l’aumento della pressione intraoculare.
Usualmente nel glaucoma ad angolo aperto non ci sono sintomi. La maggior parte delle persone affette da questo tipo di glaucoma, se non sottoposte
ad una visita oculistica, se ne accorge solo quando la malattia è in uno stadio avanzato.
Nel glaucoma ad angolo aperto la pressione intraoculare sale lentamente e non provoca dolore. Molto raramente, se la pressione raggiunge valori
elevati, vi può essere un annebbiamento transitorio della visione.
L’aumento cronico della pressione causa invece, se non curato, la perdita lenta e progressiva di piccole aree del campo visivo (scotomi).
Inizialmente sono aree periferiche che poi, con il progredire della malattia, si uniscono e si estendono verso la parte centrale del campo visivo.
Poiché di solito i due occhi sono colpiti dal glaucoma in modo diverso, le aree del campo visivo non percepite da un occhio vengono viste dall’altro,
consentendo una visione completa fino a quando entrambi gli occhi siano affetti gravemente.
La visione centrale, usata per focalizzare gli oggetti da lontano o per leggere, viene conservata fino a quando il nervo ottico sia seriamente
danneggiato. In questo stadio la maggior parte del campo visivo periferico è perso irreparabilmente. Negli stadi terminali la visione diviene tubulare,
rimane cioè una piccola area di visione centrale che può consentire di vedere ancora nitidamente mentre tutto il campo visivo periferico
non è più percepito. Successivamente la visione viene persa completamente, talora rimanendo una piccola isola di percezione luminosa
nella parte temporale del campo visivo.
La diagnosi di glaucoma si pone sulla base di diversi esami.
In primo luogo è necessario misurare la pressione intraoculare (tonometria) utilizzando uno strumento chiamato tonometro. Misurazioni ripetute della
pressione intraoculare a distanza di poche ore o giorni consentono di costruire un grafico dell’andamento della pressione stessa (curva tonometrica).
Poiché il glaucoma colpisce la testa del nervo ottico, la sua osservazione in dettaglio, utilizzando adeguati sistemi di ingrandimento (biomicroscopia
del fondo oculare), è fondamentale. Nel glaucoma avvengono specifici cambiamenti della testa del nervo ottico. In particolare essa appare escavata nella
parte centrale. Esistono anche strumenti specifici, come ad esempio la tomografia a coerenza ottica (OCT della papilla), che misurano le diverse caratteristiche
anatomiche della testa del nervo ottico. Questi strumenti consentono soprattutto il monitoraggio nel tempo delle variazioni morfologiche della papilla.
Altra indagine fondamentale è rappresentata dell’esame del campo visivo (perimetria). Infatti, poiché il danno del nervo ottico ha come conseguenza la
comparsa di scotomi periferici, la perimetria è in grado di definire ampiezza e profondità degli scotomi e soprattutto di studiare la loro evoluzione nel
tempo. Ciò al fine di monitorare l’andamento della malattia.
Esistono due tipi principali di perimetria, quella cinetica e quella computerizzata. L’indagine effettuata di routine nel glaucoma è la perimetria computerizzata.
La perimetria cinetica, utilizzata prima dell’avvento di quella computerizzata, è oggi utilizzata solo in casi particolari.
A completamento della diagnosi vanno effettuate la gonioscopia, cioè l’osservazione dell’angolo irido-sclero-corneale mediante apposite lenti, e la pachimetria,
cioè la misurazione dello spessore corneale. Lo spessore corneale è infatti in grado di influenzare la lettura della pressione intraoculare.
Il glaucoma non curato è una delle principali cause di cecità completa nel mondo. Questa perdita visiva può essere prevenuta se il glaucoma viene diagnosticato
e curato tempestivamente. Poiché di solito il glaucoma ad angolo aperto è una malattia che non da alcun sintomo, la visita oculistica di screening diventa
fondamentale.
L’unico trattamento sicuramente efficace è quello che ha lo scopo di ridurre la pressione intraoculare. Riducendo la pressione oculare
il danno al nervo ottico può essere prevenuto o rallentato. Purtroppo l’abbassamento della pressione intraoculare non è in grado di
recuperare il danno già avvenuto, essendo l’atrofia delle fibre nervose irreversibile.
I valori di pressione da raggiungere (pressione target) variano secondo la gravità della malattia e vengono stabiliti dall’oculista
sulla base di diversi parametri.
La pressione intraoculare può essere abbassata con la somministrazione di colliri, con trattamenti laser e con la chirurgia.
L’unico trattamento sicuramente efficace è quello che ha lo scopo di ridurre la pressione intraoculare. Riducendo la pressione oculare
il danno al nervo ottico può essere prevenuto o rallentato. Purtroppo l’abbassamento della pressione intraoculare non è in grado di
recuperare il danno già avvenuto, essendo l’atrofia delle fibre nervose irreversibile.
I valori di pressione da raggiungere (pressione target) variano secondo la gravità della malattia e vengono stabiliti dall’oculista
sulla base di diversi parametri.
La pressione intraoculare può essere abbassata con la somministrazione di colliri, con trattamenti laser e con la chirurgia.
Colliri
Molti farmaci somministrabili in forma di collirio possono ridurre la pressione intraoculare. Essi possono ridurre la produzione di umor acqueo (come ad esempio i beta-bloccanti) o facilitarne il drenaggio (come ad esempio le prostaglandine). In alcuni casi, per mantenere la pressione intraoculare ai livelli adatti, può essere necessario instillare più colliri. Come tutti i farmaci, anche i colliri per curare il glaucoma possono avere i loro effetti collaterali o indesiderati. I beta bloccanti, ad esempio, non sono indicati in caso di asma o di alcune patologie cardiache. Gli analoghi delle prostaglandine possono provocare arrossamento oculare, pigmentazione della cute perioculare o crescita ed ispessimento delle ciglia. Esistono dei colliri privi di conservanti che possono ridurre la comparsa di allergie.
Poiché il glaucoma primario ad angolo aperto è una patologia cronica e progressiva, esso richiede una terapia cronica. E’ necessario dunque che i colliri, qualora necessari, vengano instillati regolarmente ogni giorno, ciascuno secondo la frequenza di somministrazione prescritta. La loro efficacia va controllata nel tempo misurando la pressione intraoculare ed effettuando l’esame del campo visivo periodicamente in base alla diversa gravità del glaucoma. Una scarsa adesione alla terapia potrà portare ad uno scadente controllo della pressione intraoculare e quindi ad un peggioramento della malattia.
Esistono alcuni farmaci per ridurre la pressione intraoculare che sono assumibili per via orale. Dato che i loro effetti collaterali a lungo termine possono risultare gravosi, essi possono trovare impiego solo per brevi periodi ed in situazioni del tutto particolari.
Laser
Nel caso la terapia farmacologica sia insufficiente o intollerata è possibile ricorrere alla laser trabeculoplastica. Alcuni oculisti, in alcuni casi
selezionati, scelgono la trabeculoplastica come primo trattamento del glaucoma ad angolo aperto, ancor prima della somministrazione di colliri.
Si tratta di una terapia laser che consiste nell’applicazione degli spot laser direttamente sul trabecolato, in modo da migliorare il drenaggio dell’umor acqueo.
Tale trattamento si effettua dopo aver instillato alcune gocce di collirio anestetico e si esegue ambulatorialmente utilizzando una speciale lente a contatto
che permette all’oculista di visualizzare direttamente la struttura trabecolare. E’ un trattamento indolore che richiede solo alcuni minuti. La sua efficacia
è variabile e si attenua nel tempo, e per questo motivo può essere ripetuto. Può essere necessario continuare l’instillazione di colliri per mantenere bassa
la pressione intraoculare.
Un altro tipo di terapia laser è la ciclofotocoagulazione che ha lo scopo di distruggere parzialmente i corpi ciliari, gli organi che producono
l’umor acqueo. Questo tipo di laser deve essere effettuato in anestesia locale e si utilizza di solito nelle fasi terminali della malattia quando
ogni altra terapia ha fallito.
Chirurgia
Se i trattamenti con i colliri o con il laser sono insufficienti o non utilizzabili per mantenere a livelli di sicurezza la pressione intraoculare,
è necessario ricorrere alla chirurgia.
L’intervento classico per il glaucoma ad angolo aperto è la trabeculectomia. Esso consiste nell’eseguire un’apertura in corrispondenza dell’angolo
irido-sclero-corneale e creare un nuovo canale per mettere in comunicazione l’interno dell’occhio con lo spazio esterno sotto la congiuntiva.
In questo modo l’umor acqueo potrà defluire dall’occhio seguendo una strada alternativa a quella del trabecolato.
Come tutti gli interventi chirurgici anche la trabeculectomia può avere le sue complicanze. La principale consiste nella formazione di un tessuto
cicatriziale che, bloccando l’uscita dell’umor acqueo attraverso la nuova via di deflusso, può rendere inefficace l’intervento. Per impedire la
cicatrizzazione vengono applicati durante l’intervento, sulla sede della nuova via di deflusso, dei farmaci particolari. Tali farmaci possono essere
usati anche dopo l’intervento, insieme a manovre di compressione dell’occhio (massaggio bulbare), per mantenere pervio il nuovo canale di deflusso.
Esistono, oltre all’intervento di trabeculectomia, altri interventi per il glaucoma. Si tratta di tecniche più complesse che possono essere scelte
in alternativa alla trabeculectomia e che possono evitare alcune delle più severe complicanze della trabeculectomia. Tra queste le più utilizzate sono
la canaloplastica e la sclerectomia profonda.
Nei glaucomi in cui le tecniche chirurgiche standard non abbiano avuto successo o non siano applicabili, è possibile ricorrere all’impianto di valvole.
Esse sono dei dispositivi dotati di sottili tubicini che mettono in collegamento l’interno dell’occhio con lo spazio sotto la congiuntiva. Trattandosi
di interventi che possono avere delle complicanze anche piuttosto severe, essi vengono riservati ai casi in cui non esistano più altre alternative praticabili.
Infine esistono una serie numerosa di dispositivi che vengono applicati all’interno dell’occhio e che hanno lo scopo di favorire il drenaggio dell’umor
acqueo. Le tecniche di impianto sono diverse e vengono nell’insieme descritte come tecniche mini invasive (MIGS - Mini Invasive Glaucoma Surgery).
La terapia topica per il glaucoma primario ad angolo aperto è una terapia cronica.
Poiché il danno nel glaucoma è irreversibile, è importante prevenirne il peggioramento. Per questa ragione è importante che I colliri vengano assunti
regolarmente ogni giorno. Non esistono cicli di trattamento. Esistono diversi tipi di collirio e possono anche essere assunti in associazione.
L’assunzione dei colliri deve diventare una routine nella giornata. E’ importante infatti, affinché la terapia abbia successo, non dimenticare
la loro instillazione.
Il metodo più semplice per mettere una goccia di collirio è porsi davanti allo specchio, reclinare un po’ il capo all’indietro, abbassare con un
dito di una mano la palpebra inferiore e con l’altra mano premere il flacone finché una goccia di collirio scende nella tasca compresa tra la
palpebra eversa e il bulbo oculare.
Una volta instillata la goccia è buona norma premere per qualche istante con un dito l’angolo interno dell’occhio. Ciò aiuterà a ridurre il transito
del collirio attraverso le vie lacrimali e ne aumenterà la permanenza a livello oculare, aumentandone l’efficacia.
Se è necessario instillare più colliri alla stessa ora, è importante aspettare almeno 5 minuti tra una somministrazione e l’altra, per evitare
che la seconda instillazione di collirio, se troppo ravvicinata alla prima, la lavi via.
Se vi è difficoltà a capire se una goccia di collirio è entrata nell’occhio, è possibile tenere il collirio in frigo. In questo modo, una volta
instillata la goccia, sarà possibile sentirne la freschezza. In caso di dubbio è sempre possibile instillarne una seconda.
Il glaucoma a pressione normale (NTG – normal tension glaucoma), noto anche come glaucoma a bassa pressione, è una forma di glaucoma ad angolo
aperto in cui il progressivo danno del nervo ottico e la perdita del campo visivo sono associati ad una pressione intraoculare considerata normale.
Questo tipo di glaucoma, la cui diagnosi è oggi sempre più frequente, riguarda circa il 20% dei casi di glaucoma ad angolo aperto.
Esso è ritenuto essere correlato, almeno in parte, ad una particolare suscettibilità del nervo ottico a valori di pressione considerati normali.
Ciò deriverebbe da una insufficiente irrorazione sanguigna del nervo ottico.
Per questo motivo è necessario raggiungere con la terapia valori di pressione intraoculari molto bassi.
Si tratta di un glaucoma in cui l’ostacolo al deflusso dell’umor acqueo avviene a causa del contatto diretto tra la parte periferica dell’iride (radice iridea)
e la cornea. Ciò comporta la chiusura dell’angolo irido-sclero-corneale dove ha sede il trabecolato, la struttura che ha la funzione di fare uscire l’umor
acqueo dall’occhio.
Nella maggior parte degli individui questo angolo ha un’ampiezza di circa 45 gradi. Negli occhi più corti, che sono quelli più predisposti al glaucoma da
chiusura d’angolo, l’angolo può essere molto più stretto per la maggiore vicinanza tra iride e cornea.
Poiché con l’età il cristallino aumenta di volume, gli spazi all’interno dell’occhio si riducono ulteriormente e l’angolo irido-sclero-corneale diventa
sempre più stretto. In alcune condizioni, come ad esempio nel momento in cui la pupilla si allarga, la radice dell’iride può andare a contatto con la
cornea, causando una chiusura meccanica dell’angolo.
Ciò ha come conseguenza un blocco improvviso del drenaggio dell’umor acqueo che comporta un rialzo brusco ed improvviso della pressione intraoculare.
Si verifica in questo caso un attacco acuto di glaucoma.
Il principale fattore di rischio per l’insorgenza di un glaucoma da chiusura d’angolo è una predisposizione anatomica dell’occhio. In particolare gli occhi che hanno una lunghezza minore del normale, come gli occhi affetti da ipermetropia, sono predisposti alla comparsa di un glaucoma da chiusura d’angolo per la particolare ristrettezza degli spazi all’interno dell’occhio. Questi occhi hanno un angolo irido-sclero-corneale stretto, che viene definito occludibile quando il rischio che si verifichi una chiusura dell’angolo è giudicato elevato.
A differenza del glaucoma primario ad angolo aperto, in cui la pressione intraoculare sale progressivamente e raramente tocca valori molto elevati,
nel glaucoma acuto l’aumento della pressione intraoculare è improvviso e raggiunge valori molto alti. Ciò causa un intenso dolore all’occhio,
irradiato alla fronte, che si può accompagnare a nausea e vomito. L’occhio diventa molto rosso e la cornea può diventare opaca. Per questo motivo
la vista può annebbiarsi.
Il glaucoma acuto deve considerarsi un’emergenza in quanto, in presenza di valori di pressione molto elevati, il danno del nervo ottico si verifica
nell’arco di poche ore. E’ necessario dunque instaurare la terapia necessaria quanto prima.
La maggior parte degli attacchi acuti di glaucoma si verifica nelle ore serali o in condizioni di scarsa luminosità dell’ambiente, quando la pupilla
si dilata. In questa situazione la radice iridea si avvicina alla cornea restringendo ulteriormente un angolo già stretto e causando un attacco acuto di glaucoma.
Va ricordato che una dilatazione pupillare avviene anche in momenti di particolare stress emozionale. Per questa ragione un certo numero di attacchi
acuti di glaucoma si verifica durante situazioni che causino uno stato di agitazione emotiva.
Infine esistono alcuni farmaci che causano come effetto collaterale la dilatazione pupillare, come alcuni antidepressivi, antistaminici o anti vomito,
che vanno dunque evitati dai soggetti che hanno una predisposizione al glaucoma da chiusura d’angolo.
Non tutte le chiusure dell’angolo sono complete, causando sempre un attacco acuto. In alcuni individui si possono avere degli attacchi intermittenti di
glaucoma che si manifestano di solito nelle ore serali, all’imbrunire. In questa circostanza si verifica una chiusura parziale dell’angolo con un rialzo
pressorio limitato. I soggetti con un glaucoma intermittente possono avvertire una dolenzia all’occhio accompagnata dalla visione di aloni colorati intorno
alle sorgenti luminose. La sintomatologia scompare quando il soggetto entra in un ambiente ben illuminato o durante il sonno quando la pupilla si stringe,
liberando l’angolo dalla chiusura.
Ripetuti attacchi intermittenti di chiusura d’angolo possono condurre alla formazione di aderenze tra l’iride e la cornea in corrispondenza del
trabecolato,determinando la comparsa di un glaucoma cronico da chiusura d’angolo, nel quale la pressione intraoculare è, in assenza di terapia,
sempre elevata, così come succede nel glaucoma ad angolo aperto.
Il trattamento del glaucoma acuto deve essere quanto più pronto possibile. Un ritardo nella risoluzione di un attacco acuto di glaucoma può portare a
severi danni irreversibili del nervo ottico che possono culminare nella completa perdita della visione.
La terapia del glaucoma acuto consiste nella somministrazione di colliri che determinano il restringimento della pupilla (miotici) e di colliri che
riducono la pressione intraoculare. In aggiunta a ciò è necessario somministrare un farmaco diuretico per via endovenosa che, mediante relativa
disidratazione, favorisca un ampliamento degli spazi all’interno dell’occhio e l’apertura dell’angolo irido-sclero-corneale.
Immediatamente dopo sarà necessario eseguire un trattamento con uno speciale laser (Nd:YAG laser) che pratica un piccolo foro sulla radice
dell’iride (iridotomia), favorendo la circolazione dell’umor acqueo all’interno dell’occhio ed aumentando l’ampiezza dell’angolo irido-sclero-corneale.
Si tratta di una terapia indolore, eseguita ambulatorialmente dopo somministrazione di alcune gocce di collirio anestetico. Il trattamento si
esegue in pochi minuti utilizzando una speciale lente a contatto per mettere in evidenza il tessuto irideo e la sede dove effettuare l’iridotomia.
L’iridotomia YAG laser è indicata anche nel trattamento degli attacchi intermittenti di glaucoma, per evitare che si ripetano, e negli occhi con
angolo occludibile, al fine di scongiurare la possibilità che si manifesti un attacco acuto di glaucoma (profilassi dell’attacco acuto di glaucoma).
Nei casi di glaucoma da chiusura d’angolo cronicizzato, oltre alla iridotomia profilattica, sarà necessario instaurare una terapia cronica per
ridurre la pressione intraoculare, al pari di quanto accade nel glaucoma primario ad angolo aperto. Questa condizione particolare di glaucoma
richiede quindi controlli periodici della pressione intraoculare e del campo visivo.
Il glaucoma secondario è una forma di glaucoma, sia ad angolo aperto che da chiusura d’angolo, che insorge in conseguenza di un’altra condizione patologica oculare. Il trattamento è quello specifico del glaucoma ma anche della condizione che lo ha determinato. In alcuni casi la soluzione della patologia che ha causato il glaucoma risolve anche quest’ultimo.
Il glaucoma pseudoesfoliativo è un tipo di glaucoma secondario che è piuttosto comune in Europa. Esso è associato ad una sindrome, detta appunto
pseudoesfoliativa, che compare approssimativamente nel 10% delle persone sopra i 50 anni. Questa sindrome è caratterizzata dalla presenza
di un fine materiale biancastro furfuraceo che si deposita sulle strutture interne dell’occhio, in particolare sul cristallino e sul trabecolato,
determinando un ostacolo al deflusso dell’umor acqueo. Il conseguente incremento della pressione intraoculare in molti casi può essere
piuttosto marcato, con fluttuazioni anche rilevanti nell’arco della giornata. Non tutti i soggetti con sindrome pseudoesfoliativa sviluppano
il glaucoma, anche se hanno un rischio sei volte superiore rispetto ai soggetti che non presentano questa sindrome.
Il glaucoma pseudoesfoliativo ha la caratteristica di essere piuttosto aggressivo poiché tende ad avere un’evoluzione abbastanza rapida.
Ciò è dovuto agli elevati valori raggiunti dalla pressione intraoculare ed alla frequente scarsa risposta alla terapia con i colliri utilizzati
per ridurre la pressione. In questo particolare tipo di glaucoma è più spesso necessario ricorrere alla terapia chirurgica.
Anche la cataratta è frequentemente associata alla sindrome pseudoesfoliativa. E’ una forma di cataratta nella quale è spesso possibile
incontrare alcune difficoltà chirurgiche. Essa infatti si accompagna spesso ad un’instabilità del cristallino per un progressivo indebolimento
dell’apparato sospensore (zonula), e ad una pupilla che tende a rimanere stretta nonostante la somministrazione di colliri midriatici utilizzati nel preoperatorio.
È una forma di glaucoma secondario che si associa alla sindrome da dispersione di pigmento, una condizione che consiste nella perdita
di pigmento della media periferia iridea, visibile in transilluminazione, e nella deposizione di pigmento sull’endotelio corneale,
sulla superficie del cristallino e sul trabecolato. Colpisce più frequentemente i soggetti miopi ed è legato alla particolare conformazione
dell’iride che, avendo un profilo concavo, determina uno stretto contatto tra la superficie posteriore dell’iride e la faccia anteriore
del cristallino. Ciò determina un’azione di strofinamento sul foglietto pigmentato dell’iride durante i movimenti di accomodazione del cristallino.
La conseguente dispersione di pigmento in camera anteriore può causare un intasamento del trabecolato che comporta un innalzamento della pressione intraoculare.
Questa sindrome non porta necessariamente al glaucoma, che è presente nel 25-50% dei soggetti che ne sono affetti.
Il glaucoma può esordire in età piuttosto precoce (tra i 20 e i 40 anni), soprattutto negli individui di sesso maschile, e si presenta
con ampie fluttuazioni della pressione intraoculare che possono raggiungere livelli molto elevati (anche oltre i 50 mmHg). Per questo
motivo gli individui affetti da questa forma di glaucoma possono lamentare saltuariamente aloni, annebbiamento visivo e dolore oculare.
L’iridotomia YAG laser è stata proposta quale trattamento per ridurre la concavità iridea, anche se l’efficacia di questo trattamento non è mai stata
sufficientemente comprovata.
Sia la terapia medica che quella chirurgica sono efficaci nel controllare questa forma di glaucoma. Anche la laser-trabeculoplastica si è dimostrata
efficace, sebbene con una durata di breve termine.
Il glaucoma congenito è una rara condizione legata ad un’anomalia della genesi del trabecolato sclero-corneale. Tale alterazione avviene durante
l’età gestazionale ed è presente alla nascita. Essa può manifestarsi con segni clinici caratteristici immediatamente dopo la nascita o più
tardivamente durante l’età infantile o durante l’adolescenza.
Il glaucoma congenito è presente in circa un caso su 10.000 bambini. Esso può essere distinto in glaucoma congenito primario e secondario.
Il glaucoma congenito primario è legato alla sola disgenesia del trabecolato, in assenza di altre malformazioni oculari. Il glaucoma congenito
secondario rappresenta un gruppo di glaucomi che sono associati ad alcune malformazioni della cornea, dell’iride, del segmento anteriore e
dell’occhio oppure derivanti da malattie del metabolismo, da malattie infiammatorie, da malattie neoplastiche, genetiche e congenite.
I sintomi del glaucoma congenito primario sono spesso identificabili in lacrimazione, fotofobia e blefarospasmo. La condizione osservabile più
frequentemente è l’aumento delle dimensioni del bulbo oculare. Esso deriva dall’azione della pressione intraoculare su un bulbo non ancora maturo
con pareti elastiche. L’ingrandimento del bulbo oculare, che avviene nei primi anni di vita, può raggiungere dimensioni ragguardevoli e viene per
questo definito “buftalmo”.
Il trattamento del glaucoma congenito è abitualmente chirurgico e la terapia medica con colliri, di solito poco efficace, viene utilizzata solo in
fase preoperatoria o dopo l’intervento qualora quest’ultimo avesse ottenuto solo un successo parziale.